mercoledì, aprile 22, 2009

L'indecenza

Dopo più di un mese di silenzio, eccomi di nuovo qui. Non dico che non siano successe cose interessanti in questi giorni, e non sia successo qualcosa di importante tra Italia e Brasile. Però, più che parlare dell'Italia in Brasile o del Brasile in Italia, questa volta mi dedico a parlare di un libro: L'indecenza, di Elvira Seminara.
Per me leggerlo è stato particolarmente importante: ero in uno di quei periodi in cui niente mi affascinava, leggevo qualche capitolo di un libro, poi passavo a un altro, un paio di pagine qui, un paio lì. Elvira Seminara è invece riuscita a conquistarmi come non succedeva da tempo.
Il libro parla di una famiglia borghese, marito e moglie, il cui rapporto non è più quello di un tempo: qualcosa è successo, qualcosa si è rotto, un silenzio ha avvolto un po' alla volta tutti e due. Forse per risolvere il problema, per alleviare lo stress che grava soprattutto sulla moglie, decidono di prendere un colf. La ragazza è giovane, 19 anni, alta, bella, due bionde trecce bionde e due occhi azzurri come il cielo. Con la sua serenità, la sua timidezza, la sua generosità, spensieratezza e innocenza riesce subito a conquistarsi l'amore e la stima della famiglia. Ben presto i coniugi cominciano a riferirsi a lei come "la Bambina", forse venuta a cicatrizzare le ferite, a dare speranza, a colmare il vuoto, restaurare i cocci. Però, insieme alla serenità portata dalla Bambina, altre cose cominciano a prender vita: il giardino cresce, si muove, attacca la casa che un po'alla volta cede, respira affannata, cambia, si trasforma, ospita vite inquietanti di insetti e animali. Anche l'Etna ribolle, copre di fuligine la città. Tutto comincia prendere vita, ma in modo inquietante, terribile e sinistro, un'inquietudine che si riflette sulla protagonista, sul suo modo di vedere le cose, sul suo compartamento, i suoi sentimenti e infine le sue azioni.
Il libro è scritto in modo delizioso, Elvira Seminara ci prende e ci accopagna in un viaggio inquietante da cui non riusciamo a staccarci.
Allo stesso tempo che il libro è estremamente soggettivo, si affrontano temi sociali come il matrimonio, l'immigrazione, le ragazze che vengono dall'est in cerca di una vita migliore che non sempre trovano.
Per me si è trattato di un libro particolarmente rivelatore, avendo io stessa vissuto come immigrata e quasi-colf (ragazza alla pari, dicono) per un anno negli Stati Uniti.
Anche se non parla direttamente del Brasile, sicuramente questa è l'esperienza di molte brasiliane che si sono recate in Italia alla ricerca di un lavoro, un migliore stile di vita. Ma soprattutto è un racconto di vita, la vita così com'è, con le sue gioie, le sue tristezze e le sue perversità.

2 commenti:

Renan Cunha ha detto...

Ciao Adriana,
Ricordati di me?
Continuo a leggere il tuo blog. :)
Sto leggendo il libro Marcovaldi di Italo Calvino, in italiano.
Ho iniziato a poco quindi non posso ancora dire se è buono o no.
Abitas in Brasile di nuovo?
Abbraccio.
Renan

Desculpe-me pelos erros. :)

adriana mendes ha detto...

Ciao Renan!!
che piacere risentirti!
sì, sono tornata a Belo Horizonte :) Tu sei sempre qui?
Marcovaldo è molto carino...l'ho letto molti anni fa, mi ricordo che è molto divertente. Calvino non è sicuramente facile da leggere, quindi congratulazioni!! vedo che continui a studiare italiano...
un abbraccio
adriana