martedì, gennaio 27, 2009

Moravia in Brasile

Questo fine settimana finalmente mi sono imbattuta in una notizia di cui vale veramente la pena parlare.

Partendo dalla sua tesi di Mestrado "O Brasil nos relatos de Jornalistas Italianos" (che, credo, in Italia corrisponde alla Specialistica, o, col nuovo ordinamento, la Magistrale), Adriana Marcolini, della USP, ha pubblicato sul quotidiano "Paulista" Folha de Sao Paulo le traduzioni di alcuni articoli di Alberto Moravia. 

Alberto Moravia, pseudonimo di Alberto Pincherle, è stato un grade scrittore e giornalista italiano del XX secolo. Nato nel 1907, già nel 1925 esordì con il suo primo romanzo, Gli indifferenti, pubblicato a proprie spese. Subito si rivelò un grande successo e fu ben accolto dalla critica. Non essendo ben visto dal fascismo, negli seguenti pubblicò alcuni racconti allegorici e si trasferì per un periodo negli Stati Uniti, dove tenne alcune conferenze alla Columbia University di New York. Più tardi ritornò in Italia dove prese a collaborare con alcuni giornali: inizialmente La Stampa, e in seguito Il Corriere della Sera. Ed è proprio in qualità di corrispondente del Corriere della Sera che Alberto Moravia ha riscosso l'interesse di Adriana Marcolini. Infatti, dalla Liberazione (1945), Moravia scrive per il nfamoso quotidiano milanese, dove vengono pubblicati i racconti e le impressioni dei suoi viaggi in giro per il mondo.

Nel 1960, probabilmente in occasione dell'inaugurazione di Brasilia, Moravia si reca in Brasile, e lo conosce da cima a fondo: Brasilia, Rio, Salvador, Recife, Belo Horizonte e Minas Gerais. Su tutto ciò che vede e visita, Moravia ha qualcosa da dire.

Al vedere Brasilia, non riesce a comprendere l'architettura modernista di Niemeyer, davanti a cui ci si sente come "piccoli abitanti di Lilliput". Si sente sovrastato dal cemento, dall'asfalto, dalla grandiosa modernità della nuovissima capitale brasiliana. A Salvador lo colpiscono le differenze razziali, le numerosissime chiese al cui interno ci si sente sovrastati dalla quantità d'oro e ricchezze. A Ouro Preto sente una fortissima carica di umanismo legato alla religione. Le chiese, secondo lo scrittore italiano, celebrano l'essere umano, la brama di ricchezza, l'austerità ma anche la sensualità che regnavano in una terra scoperta dai bandeirantes esploratori. E allo stesso tempo si respira la pesantezza di una regione dove moltissimi indios e schiavi africani hanno perso la vita. Una terra ricca di contrasti, dunque, ecco cosa sembra essere il Brasile per Moravia. Ma non è tutto qui...

È senz'altro interessante vedere le principali città brasiliane con uno sguardo italiano degli anni '60.

martedì, gennaio 13, 2009

L' Italia vista dagli altri


Pur sapendo che il nome di questo blog dovrebbe richiamare al rapporto Italia-Brasile, per questa volta si fa uno strappo per parlare invece del rapporto Italia-USA (avendo trascorso un anno a Washington, mi sembra comprensibile).
Ho letto di recente un' intervista all' ambasciatore americano in Italia: Ronald P. Spogli. Nell' intervista, un po' propagandistica di quegli stereotipi (e nn per questo falsi, anzi) legati alle attrazioni turistiche, alle bellezze nascoste e sparse per tutto il territorio italiano, Spogli ha anche fatto alcune critiche. Certo, dell'Italia non si può parlar male, perché l'Italia è bella...l'unico problema - sembra - sono gli italiani. L'ambasciatore americano, discendente umbro, critica la mancanza di comunicazione e dialogo fra le istituzioni e le varie aree in cui l'Italia eccelle. Ovvero, Spogli dichiara che l'Italia, in molti campi, si distingue moltissimo per i suoi risultati (basti pensare a design, arte, cucina, vini, motori, IT), ma manca un dialogo tra la ricerca e l'industria, tra l'università e le imprese.
Nonostante ciò, se da una parte gli Italiani guardano agli Americani con ammirazione, d'altra parte gli Americani nutrono una certa ammirazione per l'Italia (e, si faccia attenzione, non ho detto per gli Italiani) e ci vanno volentieri per studio - sì, nelle università Americane sempre più presenti in Italia, quasi a corroborare il fatto che l'Italia di per sé è bella e ammirevole, ma gli Italiani... E infatti, gli Americani trascorrono volentieri le loro vacanze in Italia, magari anche per praticare un po' l'italiano che imparano a scuola o all'università (sembra che sia la quarta lingua straniera più studiata negli USA).
Ed è quindi sempre l'Italia, con i suoi sapori, i suoi vini, la sua arte (50% del patrimonio mondiale, fa notare l'ambasciatore), la sua storia ad accattivare gli stranieri...e il ruolo degli italiani?