Si potrebbe pensare che questo post abbia poco a che fare con il "Ponte" (per usare una metafora ricorrente, almeno nello scenario "belorizontino") fra Italia e Brasile, ma non illudetevi. Tutto in realtà comincia dall'influenza inglese, e d'altra parte non vedo come potrebbe essere diversamente. Se l'inglese ormai si insinua nelle vite e nelle case dei più restii alla "dominazione", cosa si potrebbe dire di me, che corro sempre dietro alla lingua di...Shakespeare? Obama? Bill Gates? Zuckerberg? Comunque questa è un'altra storia, per un altro blog.
Ieri mi sono imbattuta in
un articolo del New York Times su una nuova traduzione dei Canti di Leopardi in inglese. Essendo Leopardi un'icona della letteratura italiana, ho intrapreso la lettura. Ho così scoperto che si è curato dell'opera
Jonathan Galassi, poeta, traduttore e famoso editore negli Stati Uniti. Nell'articolo, il giornalista Peter Campion riporta alcuni brani tradotti e ne sono rimasta davvero colpita, non tanto per la traduzione letterale, che non era l'obiettivo di Galassi, ma per la resa dei suoni, del ritmo, delle rime. Soprattutto se si pensa a due lingue in un certo modo così diverse. "L'infinito", poesia simbolo del romanticismo italiano, purtroppo ha raccolto alcune critiche, ma in genere il lavoro di Galassi sembra addirittura rivoluzionario, secondo le parole di Campion.
La domanda che è sorta mentre leggevo ritagli di Leopardi in inglese, è facile da indovinare: esiste una traduzione così in portoghese? Con Google, non è stato difficile trovare la risposta.
Sembra che uno dei grandi interessati alla divulgazione dell'opera di Leopardi in Brasile sia Marco Lucchesi, un professore dell'USP. Questi ha raccolto in un unico volume, dal titolo Giacomo Leopardi - Poesia e Prosa informazioni biografiche sulla vita di Leopardi, così come diversi saggi internazionali di rilievo e varie traduzioni in portoghese a cura di Ivo Barroso, Haroldo de Campos, Vinícius de Morais, Affonso Félix de Sousa, Alexei Bueno, Álvaro Antunes, Ivan Junqueira e altri ancora.
Com'era previsibile, una delle poesie che ha dato luce a più traduzioni è stato proprio "L'infinito", di cui si considera la versione di Haroldo de Campos come una delle migliori. Interessante notare che, in un articolo di Andréia Guerini, si spiega che il successo della traduzione di Haroldo sia dovuto esattamente a come il traduttore, invece di lasciarsi imprigionare da una traduzione letterale, sia riuscito a mantenere nella sua traduzione il ritmo dell'originale - impresa particolarmente ardua e che mi ha stupita ancor di più nelle versioni in inglese.
Nella mia ricerca, grazie a Google, sono riuscita a leggere
la versione di Haroldo de Campos, e ho potuto leggere una copia del
monoscritto originale di Leopardi (anche se, essendo stata costretta ad impararla a memoria in prima superiore, riesco ancora a recitarla per intero).
Infine, nella mia mini-ricerca, mi sono imbattutta nella recente
tesi di Mestrado di Roberta Belletti, in cui sembra discutere le traduzioni della poesia leopardiana in portoghese, trattandone i temi e i problemi.
Ammetto che sono curiosa di leggere l'opera di Lucchesi, che racchiude così tante informazioni su Leopardi. Tuttavia, mi piacerebbe prima leggere Leopardi in italiano, soprattutto la sua prosa, di cui non ho letto che qualche brano sparso tra medie e superiori. Potrebbe essere un buon proposito per l'anno nuovo :)